La storia dello spazio teatrale, dagli albori ai giorni nostri.

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La storia della scenografia e dell'architettura teatrale non può essere compresa e raccontata senza fare alcun riferimento ai generi, alle forme e ai principali eventi che hanno caratterizzato la storia del teatro italiano ed europeo. Questa disciplina si è rivelata un'importante cartina tornasole per il pubblico, quando spettacoli e rappresentazioni teatrali hanno cominciato ad includere sempre più cast numerosi, trame complesse e articolate e location diverse.

All'inizio la scenografia consisteva in semplici e rudimentali sfondi di dipinti, ai quali gli oggetti di scena si sono aggiunti solo successivamente a partire dal Diciannovesimo secolo, per assumere maggiore rilevanza e importanza. Con questo articolo vogliamo far compiere al lettore un viaggio alla scoperta della rappresentazione dello spazio scenico, che ha portato nel corso dei secoli alla nascita e allo sviluppo dei moderni edifici che oggi tutti noi conosciamo, luoghi sempre più funzionali e strutturati capaci di ospitare spettacoli teatrali o altri eventi culturali come concerti musicali, letture di poesie, workshop e conferenze, spettacoli di danza, allestimenti di opere liriche (teatro dell'opera) e altri intrattenimenti.

DAGLI ALBORI ALLE ORIGINI: IL TEATRO GRECO.

Prima dell'avvento della civiltà greca gli edifici teatrali progettati in quanto tali erano un numero esiguo: rientravano per lo più in questa categoria alcuni spazi dei palazzi della civiltà minoica, come ad esempio il cortile delle feste del Palazzo di Festo a Creta, caratterizzati da uno spazio circondato per tre lati da gradinate in grado di ospitare fino a cinquecento spettatori venuti ad assistere alle danze, alle cerimonie o alle tauromache, ovvero combattimenti fra leoni, o fra bovini e uomini molto simili per tipologia e modalità alla corrida spagnola.

Nell'antica Grecia l'edificio teatrale nella sua forma più matura, era composto principalmente da tre elementi: la Cavea nella quale erano disposte le gradinate con i sedili di legno per ospitare gli spettatori, solitamente addossate su un colle per sfruttare al meglio il pendio naturale, la scena disposta perpendicolarmente all'asse della cavea, dove avveniva l'azione teatrale. Inizialmente strutturata in maniera molto semplice e in legno, divenne con il tempo sempre più complessa e abbellita da colonne, nicchie e frontoni. In origine, la sua funzione era quella di fornire agli attori un luogo riservato e appartato dove potersi cambiare e preparare senza essere visti dal pubblico; ma ben presto viene utilizzata come sfondo scenico e, a partire dal 425 a.C., fu costruita in pietra e con maggiori ordinamenti; l'orchestra, spazio centrale del teatro greco posto tra la cavea e la scena, dotato di corridoi laterali di accesso (parados) riservati al coro, dove al centro di essa era situato l'altare di Dionisio.

Il teatro greco era privo di copertura e, all'occorrenza, poteva avvalersi per la realizzazione di alcuni effetti scenici di rudimentali macchine per il sollevamento degli attori, di piattaforme scorrevoli e/o di svariate tipologie di congegni come quelli per la simulazione di fulmini e tuoni, L'odeon invece era una particolare costruzione destinata a concerti musicali e a spettacoli di recitazione al coperto di dimensioni molto inferiori al teatro, di forma quadrata con tetto in legno contenente una ripida gradinata ad archi circolari concentrici. Anche questa struttura era costruita su terreni in pendenza, affinchè il pubblico entrasse dall'alto e gli esecutori dal basso.

IL TEATRO NELL'ANTICA ROMA.

La disposizione della scena nel teatro di epoca romana non si discostava di molto rispetto al mondo greco, se non per alcune varianti architettoniche dovute al modificarsi delle varie rappresentazioni sceniche. In particolare, lo spazio destinato all'architettura si fece sempre più ridotto a causa della minore importanza attribuita al coro nello spettacolo, trasformandosi in un'imponente fronte scenica a più piani, ricca di statue e decorazioni in marmo, la cui altezza, pari a quella della cavea, permetteva di poter fissare in determinati casi un grande telone a copertura del teatro stesso, per ripararlo dalla pioggia o dall'eccessivo sole, migliorando notevolmente l'acustica. Dietro al fronte scena prese forma il post - scaenium, uno spazio riservato ad attori e macchinisti. Alle gradinate si accedeva attraverso le aperture dei Vomitoria che segnavano l'attribuzione di una prima gerarchia nella disposizione dei posti a sedere, riservando i primi ai senatori e i rimanenti al pubblico, in ordine di importanza. Completavano l'allestimento un alto palcoscenico e un sipario, sconosciuto ai greci, che durante le rappresentazioni si abbassava in un apposito incavo.

I LUOGHI TEATRALI NEL MEDIOEVO.

A partire dal V secolo la disapprovazione cristiana per gli spettacoli pagani provocò la sostanziale dismissione degli spazi teatrali, dando vita a trasformazioni architettoniche e a cambiamenti di destinazione spesso irreversibili. Di conseguenza, il Medioevo è caratterizzato dalla mancanza di edifici teatrali appositamente costruiti e dalla decadenza di quelli romani, ma non dalla completa cessazione di ogni attività d'intrattenimento culturale. Nonostante la forte opposizione della Chiesa, rimaneva viva la tradizione dei giullari, giocolieri e menestrelli, che proponevano per lo più rappresentazioni profane e grottesche durante il periodo di Carnevale, esibendosi su semplici banchetti allestiti in taverne, nelle piazze e strade della città. Solo i più fortunati venivano assunti nelle corti, oppure chiamati in specifiche ricorrenze o in occasione di feste speciali.

Le rappresentazioni medioevali si avvalevano di una pluralità di luoghi preesistenti quali ad esempio chiese, piazze, vicoli e strade. Inoltre per i drammi sacri che si svolgevano nei luoghi di culto esistevano una serie di zone deputate e particolarmente significative da un punto di vista simbolico, identificate da particolari strutture appositamente costruite come le Mansiones, baracche di sette o otto metri di altezza destinate a rappresentare location reali come monti o fiumi, oppure altri particolari e suggestivi luoghi della Bibbia. Le architetture reali facevano da collante a palcoscenici per lo più caratterizzati da susseguirsi di scene fisse, alle quali il pubblico assisteva al di là di una solida e robusta balaustra, in grado di garantire uno spazio completamente libero davanti alla scena. Con il passare del tempo le Mansiones (piccole cose) si arricchiscono di botole, trabocchetti gru e fumo allo scopo di poter simulare resurrezioni, cadute dall'inferno, voli di angeli ed altri effetti speciali.

IL TEATRO NEL PERIODO RINASCIMENTALE.

Nel XVI secolo si assiste al progressivo passaggio da un luogo adibito progressivamente a sede di spettacoli (chiese, piazze, giardini, cortili, sale) all'edificio teatrale stabile. Tra la fine del Medioevo e il primo Rinascimento si registra altresì un sostanziale aumento d'interesse per il mondo del teatro, dovuto inizialmente al successo dello spettacolo religioso. In mancanza di una sede apposita, durante il periodo del Rinascimento cinquecentesco le rappresentazioni teatrali si svolgevano ancora in luoghi all'aperto, spesso nei cortili dei palazzi nobiliari i cui proprietari erano anche i principali fruitori, nonchè alle volte gli stessi attori e sceneggiatori. La scena essendo temporanea, era adagiata nel loggiato dei cortili, dove venivano usati particolari tendaggi che venivano aperti e chiusi durante gli ingressi e le uscite degli attori. Dopo la diffusione dello spazio prospettico e la creazione dei primi ambienti unitari, predisposti su appositi palcoscenici collocati in sale adibite allo svolgimento di feste durante cerimonie dinastiche o nell'ambito del Carnevale, si determinò, nel primo decennio del Cinquecento, una prospettiva centrale (quinte e frontale) il cui punto di fuga era posto ad un'altezza che coincideva perfettamente con la visione del principe seduto al centro della sala. Di conseguenza, gli spettatori potevano essere disposti in due differenti modalità: o con una gradinata collocata di fronte al palcoscenico o con tribune laterali per le donne e panche centrali per gli uomini con un palco sopraelevato per la principale autorità della festa.

Sul finire del secolo la scenografia trova, sul piano teorico una codificazione nelle tre scene prospettiche (comica, tragica, satirica), mentre sul piano della pratica costruttiva trovano la loro grande realizzazione monumentale permanente in legno della scena del Teatro Olimpo di Vicenza abbozzata da Andrea Palladio autore della cavea del teatro, realizzata da Vincenzo Scamozzi dopo la morte del maestro. 

La scenografia subisce una lenta evoluzione, grazie ai primi tentativi di introdurre la prospettiva e con la presenza di scene sia mobili che fisse. Per ovviare alla presenza di macchinari sempre più voluminosi, viene introdotta l'idea del retro palco.

IL TEATRO ALL'ITALIANA TRA SEICENTO E OTTOCENTO.

A cavallo tra il Seicento e il Settecento nascono i primi teatri gestiti da privati, ai quali è possibile accedere previo pagamento dei bollettini. Questa grande novità segna la fruizione dello spettacolo ad un pubblico più vasto e popolare. L'avvento dei primi teatri pubblici sconvolse anche i percorsi spettacolari delle città al tempo del barocco, in particolare a Venezia dove alcune famiglie nobiliari si fecero portavoce della gestione di queste strutture nuove e redditizie. L'Ottocento mantenne invariata la concezione architettonica dell'impianto teatrale, mutando da secoli precedenti la sala all'italiana a ferro di cavallo e ordini di pacchetti, visibile ad esempio al San Carlo di Napoli, al Teatro Massimo di Palermo e al Teatro alla Scala di Milano. Fu proprio in questa particolare epoca storica, che le principali innovazioni di carattere tecnologico diedero un forte impulso al perfezionamento dell'apparato scenico; l'utilizzo dell'energia idraulica prima e di quella elettrica poi favorirono lo sviluppo di soluzioni più agevoli per il movimento dei macchinari, ma anche e soprattutto per lo spostamento di scene già montate su palcoscenici mobili.

IL TEATRO DEL NOVECENTO.

Con l'inizio del nuovo secolo l'edificio teatrale tradizionale inizia ad entrare in crisi, manifestando tutta la sua inadeguatezza a rappresentare nuovi contenuti. Le nuove sperimentazioni spaziali mirano fin da subito a dotare di maggiore flessibilità l'edificio, arrivando in alcune occasioni all'abolizione della divisione fisica tra spettatore ed attore rappresentata dal boccascena, volendo rappresentare un ritorno verso gli antichi modelli del teatro greco che, senza arco scenico, permettevano di poter avere lo spettatore nel mezzo dell'azione drammatica.

Verso la seconda metà del secolo gli architetti non si concentrarono più sulla progettazione di edifici prettamente teatrali, ma diedero maggiore enfasi e importanza alla costruzione di strutture sempre più multifunzionali, in grado di unire assieme sale teatrali, cinematografiche, musei, biblioteche, sale riunioni e ristoranti. E' questo il caso dell'Opera House di Sydney, della Casa della Cultura di Grenoble e del Barbican Arts Centre di Londra.